E siamo al solito un classico, uno di quei film che gli italiani sono costretti a vedere tutte le volte che si avvicinano nuove elezioni, cambia in qualche occasione solo il regista, ma la “trama” è sempre uguale.
siamo all’ennesima messa in scena, i soliti noti che prima tutti d’accordo hanno tolto tutti i diritti fondamentali agli operai (quelli che lavorano veramente), poi quando si è trattato di mettere mano ai veri problemi del paese (tasse, corruzione, legge elettorale ecc..) allora il governo è stato costretto a dimettersi per la mancanza di fiducia (quella fiducia che prima era stata data pienamente dagli stessi personaggi che ci hanno portato alla disastrosa situazione attuale), in pratica hanno solo concesso di approvare solo le leggi più impopolari, per il resto si rimanda ogni anno.
È chiaro ormai a tutti che a pagare i loro sbagli siano sempre le classi più deboli, il Ministro Fornero ha sicuramente basato l’ età pensionabile sulla sua, diciamo che ha fatto di “tutta l’ erba un fascio”, ha messo sullo stesso piano gli operai che lavora tra i meno 10 gradi a più 40, e quelli che lavorano d’ estate al fresco e d’ inverno al caldo, senza contare le buste paga che sono difformi anche di migliaia di euro tra la categoria degli operai e quella degli impiegati, se poi ci mettiamo anche le buste paga dei politici allora è meglio lasciar perdere.
Un aspetto fondamentale che spesso viene trascurato in questo scenario è la mancanza di una vera rappresentanza dei lavoratori nelle decisioni politiche ed economiche. Mentre le grandi istituzioni si concentrano su bilanci, strategie di mercato e compromessi, chi svolge lavori usuranti continua a essere relegato ai margini del dibattito.
La questione non è solo economica, ma anche sociale: un paese che non tutela chi contribuisce concretamente alla sua crescita rischia di alimentare disuguaglianze sempre più profonde. È necessario riportare al centro della discussione il valore reale del lavoro e il rispetto per chi, ogni giorno, garantisce il funzionamento dell’intera società. Senza un cambiamento radicale, si continuerà a perpetuare un sistema che favorisce pochi a discapito di molti.
Questi signori per salvare i loro interessi, ci obbligano a lavorare più di quarant’anni, mentre a loro dopo un massimo di cinque anni spetta il classico “vitalizio” e che vitalizio! Purtroppo perseverano sempre sullo stesso “argomento” eliminare le pensioni, o quantomeno fare in modo che gli operai (operai quelli veri, quelli che fanno fatica fisica) non ci arrivino.