Salvatore Giuliano è una delle figure più controverse e affascinanti della storia italiana del dopoguerra. Bandito, separatista, eroe popolare o strumento del potere? La sua vita è avvolta da un alone di mistero e da una serie di eventi che hanno segnato profondamente la Sicilia e l’Italia intera.
Nato il 22 settembre 1922 a Montelepre, un piccolo paese in provincia di Palermo, Giuliano cresce in una famiglia di contadini relativamente benestante. Suo padre, emigrato negli Stati Uniti per diversi anni, riesce a comprare alcuni appezzamenti di terreno al suo ritorno in Sicilia. Salvatore, soprannominato Turiddu, frequenta la scuola fino alla terza elementare, poi si dedica al lavoro nei campi, pur mostrando un forte interesse per il commercio e l’indipendenza economica.
Durante l’occupazione alleata della Sicilia, Giuliano si avvicina al mercato nero, un’attività diffusa in quegli anni di guerra e miseria. Il 2 settembre 1943, mentre trasporta sacchi di frumento acquistati illegalmente, viene fermato da una pattuglia di carabinieri. Nel tentativo di sfuggire al controllo, apre il fuoco, uccidendo un giovane carabiniere e ferendone un altro. Da quel momento, Giuliano diventa un latitante e inizia la sua vita da fuorilegge.
Nel 944, Giuliano forma una banda armata composta da altri latitanti e criminali. Inizialmente, il gruppo si dedica a rapine, sequestri e omicidi, spesso con la complicità di esponenti mafiosi. Tuttavia, Giuliano si avvicina anche al Movimento Indipendentista Siciliano (MIS), che lotta per la separazione della Sicilia dall’Italia e la creazione di uno stato autonomo. Per alcuni mesi, la sua banda diventa il braccio armato dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS).
Il sogno separatista, però, si infrange rapidamente. Il movimento perde consensi e Giuliano, pur continuando a dichiararsi indipendentista, si allontana progressivamente dalla causa. Nel frattempo, la sua banda continua a seminare il terrore, con un numero impressionante di vittime attribuite alle sue azioni.
Il 1º maggio 1947, durante una manifestazione di contadini e lavoratori a Portella della Ginestra, la banda Giuliano apre il fuoco sulla folla, uccidendo 11 persone e ferendone altre 27. L’attacco, avvenuto subito dopo la vittoria delle sinistre alle elezioni regionali siciliane, è interpretato come un messaggio politico contro il movimento comunista. Ancora oggi, le responsabilità della strage restano avvolte nel mistero: Giuliano agì autonomamente o fu manovrato da poteri più grandi, come la mafia e i servizi segreti?
Dopo la strage, la pressione delle autorità su Giuliano aumenta. Il bandito cerca di negoziare la sua resa, ma il 5 luglio 1950, viene ucciso a Castelvetrano in circostanze poco chiare. La versione ufficiale sostiene che sia stato eliminato dai carabinieri durante un conflitto a fuoco, ma molti credono che sia stato tradito dal suo luogotenente Gaspare Pisciotta, forse su ordine di poteri occulti.
Pisciotta, arrestato poco dopo, muore avvelenato in carcere nel 1954, portando con sé segreti che avrebbero potuto svelare la verità sulla fine di Giuliano e sui suoi legami con la politica e la mafia.
Ancora oggi, la figura di Giuliano divide l’opinione pubblica. Per alcuni, fu un Robin Hood siciliano, che rubava ai ricchi per aiutare i poveri. Per altri, un criminale spietato, strumento di poteri occulti e responsabile di numerosi omicidi. La sua storia è stata raccontata in libri, film e documentari, alimentando il mito di un uomo che sfidò lo Stato e pagò con la vita.
La storia di Salvatore Giuliano continua a suscitare dibattiti e interrogativi, rimanendo una delle vicende più emblematiche e misteriose dell’Italia del dopoguerra. Al di là delle interpretazioni contrastanti, il suo nome è legato indissolubilmente alla Sicilia e a un’epoca di profondi cambiamenti sociali e politici. La sua figura, a metà tra mito e realtà, rappresenta il simbolo di una terra segnata da conflitti, passioni e lotte per la libertà. Ancora oggi, il suo destino e le sue scelte alimentano il fascino di una storia che non smetterà mai di essere raccontata. La sua vicenda resta uno dei misteri più affascinanti della storia italiana.